
Presepe
Dal Natale 2011 la chiesa parrocchiale di santa Maria Maggiore ha sempre un presepe bellissimo da mostrare. Grande, sempre ricco di particolari che immergono il visitatore nella contemplazione del mistero dell’Incarnazione di Cristo. Il lavoro di realizzazione dura circa due mesi ed è eseguito da un gruppo di volontari della Parrocchia. Potrà essere visitato dal giorno di Natale alla festa del Battesimo del Signore dalle ore 9.00 alle ore 19.00.
Il parroco descrive il presepio al tempo del "Coronavirus"
Il Natale comincia con l’Annunciazione
Il Natale di Gesù è stato atteso per secoli dal Popolo di Dio: Israele per secoli ha atteso il Messia, invocando con ansia la sua venuta: «Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti» (Isaia, 63,19). In ultimo, l’Annuncio della venuta del Messia è stato dato a Maria, nella sua casa di Nazaret, da un Angelo con queste parole: «“Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”. […] Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”» (Luca, 1,28-31).
Da quel momento, la vita del Bambino Gesù cominciò a fermentare nel seno di Maria.
In lei cominciarono i “Tempi nuovi”, quelli della nuova e perfetta Alleanza.
In lei cominciò il cristianesimo che è la persona di Gesù che nascerà da lei a Natale.
Il Sì detto da Maria all’Angelo è la paroletta breve e a punta che attraversa tutta la sua vita, quella di Gesù e la nostra: da quella parolina dipende tutta la “storia della salvezza” fino all’ultimo Giorno. Grazie a Maria per il Natale. È un dono del Padre e di Maria.
Natale e l’umiltà del Dio trinitario
- Il Natale è evento trinitario: il Padre ha inviato il Figlio nel mondo per poter inviare, con lui, lo Spirito su di esso. Un evento bellissimo procurato a noi dall’umiltà tre divine Persone.
- L’umiltà del Padre: consegna il Figlio. Il Padre a Natale si umilia insieme con il Figlio; prende parte, cioè, alla sua umiliazione. È chiaro, allora, che il Padre sia ‘implicato’, in modo necessario ed essenziale, alla generazione del Figlio nel tempo, allorché nasce «da Donna» (Gal 4,4). È l’umiltà del Padre che ci dona la grazia natalizia dell’umiliazione salvifica del Figlio.
- L’umiltà del Figlio: si fa Servo. Il Figlio nell’Incarnazione assume la condizione servile; vela la sua gloria; oscura lo splendore della sua relazione filiale con il Padre (cf. Fil 2,6-8). Nel «bambino avvolto in fasce» e giacente nella «mangiatoia» (Lc 2, 12) la fede fa intravedere il Crocifisso appeso al patibolo: la ‘nudità’ del Natale è profezia mesta della ‘nudità’ del Venerdì santo.
- L’umiltà dello Spirito: opera ‘di là del Verbo’. Nel vortice dell’Incarnazione entrano anche la persona e l’opera dello Spirito. Il glorioso Verbo s’è fatto umile carne nel seno della Vergine Maria «per opera dello Spirito Santo», come diciamo nel Credo. Lo Spirito si è umiliato a Natale: lì si è fatto, a sua volta, Servo del Servo di Dio, che è Gesù.
Preghiera a Gesù Bambino
Entriamo nella tua grottaprostriamo dinanzi a te,poggiando la nostra animasulla nuda terra,Piccolo di Dio.
Ti chiediamo di ridarciil nome che abbiamobruciato nei fuochi del tempo.Ti chiediamo di ridarcil’ora della nostra origineche abbiamo dimenticatosotto i colpi metallicid’un presente selvaggioche ci ha martellato l’animae triturato il cuore.Ti chiediamo di ridarcila soglia della nostra meta,che abbiamo smarritonelle more dell’esodo.Tu ci guardicon occhi di luce,Piccolo di Dio,mentre noi ti guardiamosolo con occhi di pianto.Veniamo a te con mani forateperché le ricolmidi semi di bene,tu che sei tre volteun Dio di cuori.Tu apri a noi le tue manipiene di dolci grazie,noi dischiudiamo le nostre manicolme solo di vento.Tu ci sorridicon il tuo viso in pace,noi ti cantiamosolo canti di miseria.Ma al tremulo lumedelle nostre lampade lieviriprendiamoil duro pellegrinaresulle erbe di Dioall’unisono col battitodel tuo cuore,Piccolo di Maria.Infine, ti chiediamo,Bambino di Betlemme,d’insegnarci a sillabareil primo verbo della nostra vita:fa’ che sappiamo dire con umiltà“io sono”,promettendo all’altrouna custodia fedele;concedici di dire con gioia“tu sei”, mentre cerchiamonel volto del fratellola verità del nostro;facci il dono di dire con giustizia“egli è”, perché– lo griderai sul monte –l’uomo vale più di molti passeri;insegnaci a dire con cuore grato“noi siamo”, vivendo in letiziala compagnia della vita;facci capaci di direcon discrezione“voi siete”, riconoscendoche non scriviamo da solitutte le pagine del libro;ottienici di dire con sapienza“essi sono”, non condannandomai nessuno, ma ritessendosempre daccapo la telache la violenza distrugge.Così sia.Preghiera del parroco don Michele Giulio Masciarelli